chi sono Alessio Brandolini
 
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L'epigrafista
di Laura Yasan
Edizioni Fili d'Aquilone
Roma, 2015

a cura di
Alessio Brandolini

Titolo originale: La epigrafista, hilos editora, Argentina 2012


Dalla prefazione di Alessio Brandolini


 

Il codice instabile del “campo provvisorio”

Per l’autrice argentina Paulina Vinderman il lavoro del poeta è simile a quello dell’epigrafista: lui decifra antiche lingue, su marmo o su pietra; il poeta esplora il mondo partendo dal cuore del linguaggio, indagando il passato e il proprio vissuto come stando davanti a un codice mobile, perennemente instabile e per questo complicato da decifrare. Segue tracce e segni, orme evanescenti, indizi e calpesta “la neve che cade in altri luoghi”. L’epigrafista (La epigrafista, 2012) prende il titolo da alcuni versi del precedente libro Hospital de veteranos pubblicato sei anni prima: “Soy una epigrafista. / Y creo en mi dolor.” (Sono un’epigrafista. / E credo nel mio dolore).

 


Tre poesie


 

 

*

ESA mujer (tierna, inestable)
va detrás de la sombra de un perro más viejo que el mundo
y escribe la historia del vendedor de escobas
como si fuera un ensayo sobre la noche.

Esa mujer tiene a veces
un brillo de tornasol sobre su nuca.
Sólo a veces,
porque los días lo esfuman durante el destierro,
durante la derrota,
la derrota que se enciende puntualmente
entre las columnas jónicas –imaginadas–
a la hora en que el sol se cae,
en que el sol parece caerse para siempre.

(La última vez que nos vimos
ibas a contarme una historia, dice)


*

Quella donna (tenera, instabile)
segue l’ombra d’un cane più vecchio del mondo
e scrive la storia del venditore di scope
come se fosse un saggio sulla notte.

Quella donna ha talvolta
uno splendore di girasole sulla nuca.
Solo a volte,
perché i giorni lo sfumano durante l’esilio,
durante la sconfitta,
la sconfitta che s’infiamma puntualmente
tra le colonne ioniche – immaginate –
all’ora in cui il sole tramonta,
in cui il sole sembra cadere per sempre.

(L’ultima volta che ci siamo visti
stavi per raccontarmi una storia, dice)


*

Ahora mi único padre es el tiempo,
y su rara compasión espera por mí,
me mira fijamente desde un despeñadero.
En el camino, las hojas de los olivos
parecen plata manchada a la luz de la tarde.

Los pájaros prefieren los árboles con ramas muertas
pueden lanzarse al vuelo en cualquier dirección.

¡Ah! Hacer un fuego sobre el montículo de orfandad
con ramitas muy secas.
Aprender a ver la vida
como un campamento provisorio:
cenizas y café con obsesiones por la mañana,
ceniza de acacias para entrar al desierto.


*

Ora il mio unico padre è il tempo,
e la sua strana compassione mi attende
guardandomi intensamente da un dirupo.
Durante il tragitto, le foglie degli olivi
sembrano argento macchiato di luce serale.

Gli uccelli preferiscono gli alberi dai rami morti
possono lanciarsi in volo in qualsiasi direzione.

Ah! Fare un falò sulla collina dell’abbandono
con ramoscelli bene asciutti.
Apprendere a guardare la vita
come un accampamento provvisorio:
cenere e caffè con assilli per il domani,
cenere di acacia per entrare nel deserto.


*

La última vez que nos vimos ibas
a contarme una historia.
De su continuidad dependía casi todo:
nuestro amor demorado
—como pasajero de aeropuerto—
nuestra fe en la belleza de la incertidumbre
y la luminosidad de un pobre follaje
de un departamento sórdido
reemplazando los jardines del harén.
Quedamos congelados en una escena extasiada,
en una fotografía (rota) que nadie tomó.
Si pudiéramos unir los fragmentos
haríamos una colcha de retazos
para abrigarnos durante el oscuro invierno por venir.

¿Demasiado tarde?

Creí ver un pelícano en tus ojos,
un pelícano que una vez fue mi amigo
toda una tarde en el Pacífico.
Para un halcón solitario (como yo)
fue una epifanía.
En el risco, quedaron plumas tornasoladas:
preciosos testigos que apenas miré,
un segundo antes de salir a cazar,
como si nada.


*

L’ultima volta che ci siamo incontrati stavi
per raccontarmi una storia.
Dalla sua durata dipendeva quasi tutto:
il nostro amore in ritardo
– come un passeggero in aeroporto –
la nostra fede nella bellezza dell’indecisione
e la luminosità di un umile fogliame
di un sordido appartamento
che rimpiazzi i giardini dell’harem.
Restammo congelati in una scena incantata,
in una fotografia (a pezzi) che nessuno scattò.
Se potessimo unirne i brandelli
faremmo un copriletto di ritagli
per proteggerci durante il buio inverno che verrà.

Troppo tardi?

Ho creduto di vedere un pellicano nei tuoi occhi,
un pellicano che una volta mi fu amico
tutto un pomeriggio nel Pacifico.
Per un falco solitario (come me)
fu una rivelazione.
Sulla rupe restarono piume iridescenti:
testimoni preziosi che a stento guardai,
un attimo prima di uscire a caccia,
come se nulla fosse.


 


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